Il Museo di Capodimonte

Nel 1734 Carlo di Borbone, erede da parte di madre del patrimonio Farnese, divenuto re di Napoli, affida all'ingegnere Maggiore Giovanni Antonio Medrano la costruzione di una nuova Reggia, i cui lavori iniziano il 10 settembre del 1738. Come per altri siti reali fondamentale è la presenza del parco.


Il Palazzo Reale di Capodimonte

Il Palazzo Reale di Capodimonte comincia subito a vivere la sua duplice funzione di residenza di corte e sede museale. Nel 1756, infatti, vengono aperte al pubblico di studiosi e artisti le prime sale che raccolgono la collezione Farnese. Ferdinando IV, successore di Carlo, affida all'architetto Ferdinando Fuga l'ampliamento della Reggia e la cura del parco.
Con il trasferimento di tutte le collezioni d'arte nel Palazzo degli Studi, attuale Museo Archeologico Nazionale, avvenuto durante il decennio francese (1806-15), la Reggia diventa residenza di Giuseppe Bonaparte e poi di Gioacchino Murat. La funzione residenziale viene confermata da Ferdinando, tornato dall'esilio siciliano nel 1815, che intraprende nuovi lavori nel palazzo e nel parco. Una schiera di pittori, scultori e artigiani sono chiamati a decorare le sale della Reggia, in particolare il Salone delle Feste e a metà secolo il palazzo è finalmente completato.
Con l'Unità d'Italia, Capodimonte passa ai Savoia, che promuovono grazie all'azione di Annibale Sacco, l'arricchimento delle raccolte d'arte con il trasferimento di arredi e oggetti dai soppressi siti reali borbonici, tra cui il celebre boudoir di Maria Amalia di Sassonia, proveniente da Portici, o il monumentale pavimento marmoreo d'età romana dalla Favorita di Resina. Contemporaneamente si avvia anche la creazione di una galleria d'arte moderna acquistando dipinti di pittori contemporanei in prevalenza napoletani. Con la morte di Sacco il tentativo di fondere le due anime di Capodimonte, come residenza e come museo, di fatto fallisce. Il palazzo viene destinato esclusivamente per abitazione dei duchi di Aosta.
Nel 1920 passa dalla dotazione della Corona al demanio, ma solo nel 1950, con l'approvazione del Ministro della Pubblica Istruzione, si decide di ripristinarvi la sua piena ed esclusiva funzione di Museo, attuando il progetto di Bruno Molaioli che prevede il ritorno delle collezioni d'arte medioevale e moderna dal Museo Nazionale.