Itinerario
Ercolano
Ercolano è una piccola città costiera della Campania, a metà strada sulla via litoranea che collega Napoli a Pompei; si raggiunge in auto mediante l'Autostrada Napoli-Salerno, con uscita al casello di Ercolano.
Un tempo chiamata Heracleia, la leggenda attribuisce la fondazione di Ercolano ad Ercole nel 1243 a.C. La città fu costruita alle falde del Vesuvio a strapiombo sul mare.
Nell'età dell'imperatore Augusto (27 a.C.-14 d.C.) Ercolano fu caratterizzata da un profondo rinnovamento edilizio, furono infatti costruiti e restaurati molti edifici pubblici fra i quali si ricordano il Teatro, la Basilica, l'acquedotto, la rete delle fontane pubbliche e dei castella aquarum, i templi dell'Area sacra, le Terme Suburbane, le Terme Centrali, la Palestra.
Il rovinoso terremoto del 62 d.C. rese pericolanti molti edifici e Vespasiano finanziò il restauro della cosiddetta Basilica e del Tempio, ma molti altri restauri sono documentati archeologicamente.
Le dimensioni della città erano piuttosto modeste. È stato ipotizzato che la superficie complessiva racchiusa dalle mura fosse di circa 20 ettari, per una popolazione di circa 4000 abitanti. Con l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. la città fu completamente sommersa dal fiume di fango vulcanico che si riversò. Le ceneri frammiste ad acqua che si solidificarono determinarono un fenomeno di conservazione assolutamente originale che ha permesso di restituirci reperti organici vegetali, stoffe, arredi e parti di edifici in legno ma anche i piani superiori degli edifici.
Osservando la struttura urbanistica si nota la regolarità dell'impianto urbano con i decumani che corrono parallelamente al litorale ed i cardini, perpendicolari ad essi, che definiscono lotti abitativi chiamati Insulae.
Gli scavi di Ercolano, dopo l'esplorazione per cunicoli nell'area del teatro (1710-11), iniziarono ufficialmente nel 1738 e proseguirono con la tecnica dei cunicoli sotterranei e dei pozzi di discesa e di areazione fino al 1828, quando furono autorizzati gli scavi "a cielo aperto", eseguiti fino al 1875. Dopo una lunghissima interruzione, i lavori furono ripresi nel 1927 da Amedeo Maiuri, che li condusse fino al 1958, ma già nel 1942 quasi tutta l'area che costituisce l'attuale parco archeologico era stata riportata alla luce e contestualmente restaurata e coperta. Fra il 1960 e il 1969 ulteriori lavori sono stati condotti nel settore settentrionale dell'Insula VI e lungo il decumano massimo, mentre negli ultimi venti anni è stata esplorata l'antica spiaggia, coincidente con la fascia più meridionale dell'area archeologica. In questa zona sono stati riportati alla luce dodici ambienti con ingresso ad arco, ricoveri per barche e magazzini, ove avevano cercato riparo molti abitanti di Ercolano in fuga dall'eruzione. Da questa stessa area proviene la barca di legno, attualmente sistemata in un padiglione adiacente al moderno edificio che ospita gli Uffici della Soprintendenza e l'Antiquarium. Nel 1991 è stato intrapreso un programma di scavo che si proponeva di riportare alla luce la Villa dei Papiri, scoperta casualmente nel 1750.
Itinerario
La visita inizia imboccato il lungo viale di accesso che offre uno splendido panorama dall’alto dell’antica città. Agli scavi veri e propri si accede attraverso un ponte che sovrasta un alto burrone laddove una volta c’era la spiaggia: a questo punto comincia la visita per le vie le case e le botteghe di Ercolano.
La Casa dell'Albergo. E’ una delle case più vaste finora esplorate.
Essa si sviluppa sulla terrazza che dominava il mare. Dall'atrio si accede direttamente alle piccole terme, l'unica zona della casa ora coperta. Intorno alla terrazza vi sono stanze da letto e grandi sale di ricevimento che comunicavano con il livello inferiore attraverso una scala.
La Casa di Aristide e la Casa di Argo, a due piani, con un giardino circondato da un portico a colonne.
La Casa del Genio con il giardino che costeggia la Via Mare. La casa è scavata in piccola parte, si possono infatti vedere i cunicoli scavati nella roccia e ammirare l'ingresso e il peristilio con piscina.
Thermopolium luogo di ristoro in cui si servivano bevande e cibi caldi. Esso era frequentato soprattutto a mezzogiorno quando era consuetudine pranzare fuori casa.
La struttura è molto semplice: un locale aperto sulla strada con bancone in muratura decorato di lastre marmoree o in terracotta in cui sono incassati i dolia (giare) usate per contenere la merce.
La Casa dello Scheletro così chiamata perché al suo interno, al piano superiore, fu scoperto uno scheletro. La casa non è molto estesa ma conserva mosaici ancora ben mantenuti.
Dall’atrio, a sinistra si entra in un grande triclinio pavimentato a mosaico che prospettava su di un ninfeo con vasca marmorea e muro di fondo incrostato di schiuma di lava e conchiglie; invece, attraverso un corridoio, si raggiunge un grande salone aperto su un cortile che presenta un larario a mosaico e conchiglie, tra pitture di giardino.
Terme Maschili che conservano tuttora ancora parte della tettoia che le ricopriva. Un corridoio conduce allo spogliatio dove c’erano le nicchie per deporre gli indumenti; da qui ad ovest si accede al frigidarium (sala per il bagno freddo), con pareti rosse e quattro nicchie dipinte di giallo sotto la cupola azzurra; a est sono invece il tepidarium (sala tiepida), con mosaico bianconero raffigurante un Tritone (divinità marina) fra delfini, polpo, calamaro e un amorino con frusta, e il caldarium (sala calda) absidato.
Casa dei Due Atri. La facciata presenta sulla porta una maschera di Gorgone in terracotta, posta lì contro il malocchio. La casa ha il piano superiore esteso per tutta la casa e prende luce da due atrî: uno, di fronte l'ingresso, l'altro, più interno che fungeva anche da giardino. Sulla facciata una delle piccole finestre conserva ancora l'inferriata originale.
Sede degli Augustali. È un edificio a pianta quadrangolare, con pareti articolate da archi ciechi e quattro colonne centrali. Al suo interno si possono ammirare bellissimi affreschi: sulla parete sinistra è raffigurato l'ingresso di Ercole nell'Olimpo accompagnato da Giove, Giunone, Minerva; su quella destra si allude invece alla lotta di Ercole con Achelao. In fondo, a destra del sacello, c’è la stanza del custode di cui fu rinvenuto lo scheletro ancora disteso sul letto. Un'iscrizione, ora apposta alla parete, ricorda che l'edificio, dedicato ad Augusto, fu costruito dai fratelli che il giorno dell'inaugurazione offrirono un pranzo ai membri del senato municipale e agli Augustali.
Sacello degli Augustali, piccolo tempietto rettangolare affacciato sul decumano massimo, la strada principale dove si svolgeva il mercato.
Casa del Colonnato Tuscanico, il cui nucleo originario fu ristrutturato in età augustea (27 a.C.-14 d.C.)
Casa del Salone Nero, con il suo bel cortile racchiuso da un colonnato. Un archivio di 20 tavolette cerate, rinvenute in una stanza, informa del ricco liberto, L. Venidius Ennychus, che abitava la casa o la gestiva per conto del proprietario.
L'ingresso conserva stipiti, architrave e parte del portone in legno carbonizzato.
Bottega del Plumbarius. Questa bottega, apparteneva a un fabbro o 'saldatore' (plumbariu).
Qui furono rinvenuti lingotti di piombo, pezzi di tubazioni, un candelabro bronzeo, una statuetta di Bacco con decorazioni d'oro, d'argento e di rame in corso di riparazione. Da notare anche il soppalco di legno ancora in parte conservato.
Casa del Bel Cortile. La pianta dell'edificio è piuttosto anomala: l'atrio è sostituito da un cortile interno mosaicato che funge da disimpegno per le stanze che su di esso si affacciano e in cui s'imposta una scala con ballatoio dipinto a motivi ornamentali che conduce al piano superiore. In una delle stanze sono conservati gli scheletri di tre persone carbonizzate.
Casa di Nettuno e Anfitrite. Questa abitazione è ricca di decorazioni.
Il nome della dimora deriva dal mosaico parietale in pasta vitrea raffigurante Nettuno e Anfitrite, che decora la parete orientale dell'ambiente, mentre il lato Nord è occupato da un ninfeo anch'esso rivestito da un mosaico in pasta vitrea con conchiglie e schiuma di lava e sormontato da maschere teatrali in marmo.
Sopra la zona delle nicchie è sistemato il serbatoio, che alimentava la fontana.
Nell’edicola dell'atrio furono scoperte due lastre frammentarie in marmo dipinte a tratto rosso, una delle quali recante la firma in greco dell'artista: "Alessandro Ateniese dipinse".
Terme Femminili. Hanno mantenuto le strutture originarie e le pavimentazioni ancora calpestabili. Oltrepassata una sala d'attesa con sedili in muratura disposti lungo le pareti, si entra nello spogliatoio dove si trova la 'bella copia' del mosaico con Tritone presente nel reparto maschile.
Seguono il tepidarium e il caldarium. Alle spalle di questi ambienti sono la fornace per il riscaldamento e il pozzo dove si attingeva l’acqua Il complesso termale è collegato alla palestra, un cortile scoperto circondato da portici, con colonne in laterizio rivestite di stucco.
Casa Sannitica. Questa abitazione fu costruita nel II sec. a.C. L'aspetto attuale è il frutto di modifiche compiute nel corso del tempo.
Bottega del Lanarius. Si tratta della bottega di un pannivendolo (lanarius), all'interno della quale si può osservare l'unico esempio conservato di pressa a vite in legno utilizzato per stirare i vestiti. Una scala conduceva al piccolo alloggio dell'artigiano, costituito da due stanze.
Casa del Tramezzo di Legno. Il nome deriva dal tramezzo di legno, una sorta di porta pieghevole che scherma l'atrio verso il tablino conservandone l'intimità.
Il tramezzo ha battenti sagomati forniti di anelli e di sostegni per appendere le lucerne.
Casa a Graticcio. È una casa d'affitto con piano superiore destinato a uso plurifamiliare. Fu costruita quasi interamente in opus craticium, tecnica a basso costo ritenuta poco solida e facile preda delle fiamme. Da questa dimora provengono i cospicui resti in legno carbonizzato di letti, armadi e di un ritratto.
Casa dell'Erma di Bronzo. Abitazione di piccole dimensioni in cui è esposto il ritratto su un pilastro in bronzo del padrone della dimora.
Casa dell'Alcova. La dimora si apre sulla strada con duplice accesso perchè è il risultato dell'aggregazione di due antiche case indipendenti. In una stanza è presente il quadro con Arianna abbandonata, l'unico sfuggito ai primi scavatori borbonici.
Casa dell'Atrio a Mosaico. È una dimora signorile ed elegante costruita in posizione panoramica.Il nome deriva dal mosaico geometrico bianconero che presenta un motivo a scacchiera nell'atrio. Il giardino, con fontana rivestita in marmo, è circondato su tre lati da un portico e da una veranda con finestre sul lato Nord: essa ha il pavimento in opus sectile e alle pareti quadri.
Sacello di Venere. Il piccolo tempio, completamente restaurato dopo il sisma del 62 d.C. è dedicato a Venere.
Sacello dei Quattro Dei. Il tempio è dedicato a quattro divinità Minerva, Nettuno, Mercurio e Vulcano. E’ stato restaurato dopo il sisma del 62 d.C..Di recente è stata recuperata parte della struttura lignea del tetto, trascinata sulla spiaggia sottostante dalla violenza dell'eruzione.
Area Sacra. Qui si dispongono vari ambienti e due templi affiancati dedicati rispettivamente a Venere e a quattro divinità.
Casa del Gran Portale. Il nome deriva dal portale a semicolonne realizzato dopo il terremoto del 62 d.C. Dell'abitazione sono da notare gli affreschi, il cortile a sinistra dell'ingresso che creava l'illusione di uno spazio verde mediante le pitture di giardino che ornavano le pareti; il triclinio, con il pannello raffigurante Sileno seduto tra due satiri che osserva Arianna e Dioniso.
Taverna Vasaria. Qui furono trovate numerose anfore da vino, tutte dello stesso tipo e con un'iscrizione in colore nero e caratteri greci. Si è dunque pensato non ad una 'taverna' per la vendita del vino, ma ad una bottega di vendita di anfore e di altra suppellettile in terracotta, che si produceva in grandi quantità nelle numerose fabbriche del tempo
Grande Taverna. È un'osteria con bancone rivestito di marmo. Sui ripiani a scaletta, anch’essi in marmo, si poggiavano i vasi per servire da bere e da mangiare. Sul tramezzo dell'ambiente retrostante ci sono il dipinto di una nave e alcuni graffiti.
Casa con Giardino. È un'abitazione piuttosto povera e disadorna ma con un giardino molto ampio, probabilmente annesso alla dimora originaria in una fase tarda di ristrutturazione, da collocare dopo il terremoto del 62 d.C.
Casa dell'Atrio Corinzio. E’ tra le più antiche, di medie dimensioni. Nella stanza a destra dell'ingresso c’è un mosaico a mura merlate con torri; nell’ambiente di soggiorno invece si conserva ancora il soffitto a cassettoni.
Pistrinum, panificio. Il pistor (fornaio) era il proprietario del pistrinum. Ad Ercolano c’erano solo due panifici entrambi forniti di due macine di dimensioni ridotte rispetto a quelli di Pompei; le molteplici macine manuali rinvenute negli scavi attestano inoltre che ad Ercolano il grano si macinava prevalentemente in casa. Le venticinque teglie circolari in bronzo rinvenute nel retrobottega erano quelle usate per infornare le focacce (placentae).
Bottega. La bottega di generi alimentari è completa dell'arredamento in legno e delle suppellettili: fave e ceci riposte nei dolia (giare) del banco di vendita, un fornello sul bancone, scaffali e soppalco transennato per anfore vinarie, un tramezzo ligneo.
Palestra. Il gigantesco complesso edilizio è articolato su due terrazze. La terrazza inferiore è costituita da una grande area con portici su tre lati e un criptoportico sul lato Nord che sorregge la terrazza sovrastante. La lunga vasca rettangolare (vivaio di pesci) che fiancheggia il criptoportico fu in un secondo momento eliminata e sostituita dalla grande vasca cruciforme con la fontana bronzea raffigurante l'Idra di Lerna (mitico serpente mostruoso, dalle molte teste. Lungo il lato Ovest del portico si apre una serie di ambienti tra cui spicca la vasta aula rettangolare absidata, alta quasi 10 m, con nicchia sul fondo e mensa marmorea, destinata alle cerimonie cultuali.
Bottega di Priapo. Si caratterizza per due particolarità: il dolium (giara) seminterrato presso il focolare, nel quale furono rinvenute delle noci, e il piccolo ripostiglio per le derrate rivestito di cocciopesto situato davanti al bancone. Il Priapo dipinto dietro il bancone di mescita allontanava il malocchio. Dalla bottega il proprietario accedeva direttamente all'abitazione, con atrio a quattro colonne e con un piano superiore.
Casa del Rilievo di Telefo con l'attigua Casa della Gemma costituiva un complesso forse appartenuto a M. Nonius Balbus. E’ una struttura molto estesa costruita in posizione panoramica ed articolata su tre livelli sovrapposti. Possedeva una ricca collezione di sculture di scuola neoattica, tra cui il rilievo con il mito di Telefo, figlio di Ercole (mitico fondatore della città).
Casa dei Cervi.
Terrazza di M. Nonio Balbo. Risalendo la rampa addossata alle mura si può accedere a un'ampia piazza rettangolare antistante al complesso delle terme suburbane.
Qui si erge l'ara funeraria dedicata al senatore M. Nonius Balbus, futuro 'Augusto' che regnò dal 27 a.C. al 14 d.C. Egli si rese benemerito verso la città di Ercolano per aver restaurato e costruito molti edifici pubblici: in suo onore furono erette almeno 10 statue e alla sua morte gli furono tributati grandi onori, ricordati nella lunga iscrizione incisa sulla faccia dell'ara funeraria rivolta verso il mare.
Terme Suburbane. Edificate agli inizi del I sec. d.C., il complesso termale è uno dei meglio conservati dell'antichità. Gli ambienti termali propriamente detti comprendono il frigidarium il tepidarium e il caldarium. In questo ambiente è visibile la controforma del labrum (vasca per abluzioni) impressa nel materiale vulcanico entrato dalla finestra, che strappò violentemente il bacino dal suo sostegno. Nel settore orientale del complesso termale sono infine un ambiente absidato, con 'piscina' riscaldata col sistema 'a samovar' (un recipiente, posto al centro, sotto cui si accendeva direttamente il fuoco), e il laconicum (sala per i bagni di vapore), con mosaico pavimentale nero su fondo bianco
Villa Papiri
La villa dei Papiri è stata scoperta quasi per caso nell'aprile del 1750 mentre si scavava un pozzo in Via Cecere. La Villa rappresenta uno degli esempi più imponenti di architettura ercolanese prima dell'eruzione del 79 d.C. Dopo aver portato alla luce una veranda semicircolare con un magnifico pavimento ad intarsio di marmi policromi, venne scoperto un peristilio con colonne, che circondava una piscina rettangolare. Sul bordo della piscina l'ingegnere Weber, che per più di dieci anni si è occupato dei lavori, trovò una collezione di opere d'arte, oggetti e sculture in bronzo e marmo che oggi vengono custoditi nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Il nome attribuito alla villa deriva dal ritrovamento di una ricca biblioteca che custodiva rotoli di papiro, circa 1800, scritti in lingua greca e latina. I rotoli di papiro suscitarono un tale interesse negli studiosi che fu fondata l'Officina dei Papiri Ercolanesi. Poiché carbonizzati, la loro apertura ha comportato spesso la loro distruzione finchè non è stata messa a punto ad opera Antonio Piaggio una macchina per srotolarli. Ancora oggi i papiri sono oggetto di studio da parte di molti storici nonostante molti di essi siano andati persi. Gli scavi della villa furono terminati poco dopo il ritrovamento della biblioteca e ripresi poi nel 1985.
Il Miglio d’Oro è una vasta area che include circa 121 ville vesuviane censite dall’Ente Ville Vesuviane, comprese nel territorio che va da San Giovanni a Teduccio fino a Torre del Greco.
Lungo il percorso è possibile vedere Villa de Liguoro, Villa Signorini, Villa Faraone, Villa Passaro, Villa Consiglio Villa Granito di Belmonte. Palazzo Correale, Palazzo Tarascone,Palazzo del Principe di Capracotta, Basilica di Santa Maria a Pugliano. Teatro antico, Villa de’ Bisogni di Casaluce, Villa Aprile, Villa Durante, Villa Tosti di Valminuta, Villa Ravone o Villa Maiuri Villa Campolieto, Villa Arena, Villa Giulio de la Ville Villa Ruggiero, Villa Battista, Villa Favorita, Villa Principe di Migliano, Villa Manes Rossi, Villa Vargas Macchucca Villa Lucia, Villa Materasso.