OPLONTIS
Gli scavi di Oplontis si trovano al centro della moderna città di Torre
Annunziata.
Il nome Oplontis è attestato unicamente nella Tabula Peutingeriana,
copia medioevale di un'antica mappa relativa alle strade esistenti in Italia
all'epoca dell'Impero Romano. In questa carta il toponimo Oplontis indica alcune
strutture posizionate tra Pompei ed Ercolano.
Pertanto è stata attribuita ad Oplontis una serie di rinvenimenti archeologici, che in realtà sono relativi ad una zona suburbana di Pompei: una villa residenziale, la villa 'di Poppea'; una 'villa rustica' attribuita a L. Crassius Tertius, nella quale, accanto a numerosi corpi di vittime dell'eruzione, è stata rinvenuta una notevole quantità di monete in oro e argento, assieme a numerosi pezzi di finissima oreficeria; |
una struttura
termale, presso l'Oncino, sotto le attuali Terme Nunziante, attribuito da A.
Maiuri al console M. Crassus Frugi.
Il monumento principale, unico visitabile, è la villa 'di Poppea' inserita tra
i beni che l'UNESCO ha definito " Patrimonio dell'Umanità": grandiosa
costruzione residenziale della metà del I secolo a.C., ampliata in età
imperiale, era in corso di restauro al momento dell'eruzione. È attribuita a Poppaea
Sabina, seconda moglie dell'imperatore Nerone, ma in ogni caso rientrante
nel patrimonio della famiglia imperiale.
STORIA DEGLI SCAVI DI OPLONTIS
Il primo scavo ufficiale nel sito della villa A (località Mascatelle) di Torre Annunziata fu intrapreso nel Settecento, quando fu scavato un cunicolo dal canale Conte di Sarno, tuttora visibile al limite meridionale dell'area archeologica. Lo scavo, condotto dall'architetto militare Francesco La Vega fu abbandonato a causa dell'aria mefitica e la galleria chiusa. Nel 1839 fu effettuato un piccolo scavo a cielo aperto nell'area del peristilio del quartiere servile, rinvenendo la fontana del giardino. Da qui furono praticati alcuni stretti cunicoli, che raggiunsero l'area immediatamente più ad est, costituita dal monumentale passaggio con panche in muratura e dal porticato parallelo ad esso. Nel 1840 gli scavi furono sospesi, per mancanza di fondi, ma, riconosciuta l'importanza archeologica del sito, esso fu acquisito dallo Stato.
Villa di Poppea |
Gli scavi sistematici della villa, a parte alcuni rinvenimenti casuali e sporadici, avvenuti nei pressi di via Murat, cominciarono nel 1964: condotti con criteri moderni, hanno permesso, sulla scorta della documentazione raccolta, la progressiva ricostruzione degli alzati e dei tetti e il restauro immediato di pitture e pavimenti. |
Nel 1974, 250 m.
ad est della villa A o di Poppea, durante i lavori di costruzione di una
scuola, venivano alla luce i resti di un altro considerevole edificio,
articolato intorno ad un peristilio a due livelli, la villa B o di L.
Crassius Tertius, alle cui spalle si estendono altre costruzioni, separate
dal complesso da una strada.
Gli scavi di questo complesso e anche della villa A non sono ancora conclusi,
impediti anche dal contesto urbano moderno .
LA TABULA PEUTINGERIANA
Il nome di Oplontis
compare solo nella Tabula Peutingeriana, copia medioevale di una mappa
stradale itineraria di tutto l'Impero romano, risalente, forse all'età augustea
ma aggiornata fino al tardo-impero, e nei più tardi itinerari che da essa
derivano.
Oplontis è raffigurata sulla linea di costa, a 3 miglia sia da Pompei
che da Stabiae e a 6 miglia da Ercolano.
Tabula Peutingeriana |
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Tuttavia le
distanze itinerarie da Ercolano e da Pompei si adattano meglio ai ruderi termali
dell'Oncino. La costa del litorale pompeiano e di quello ercolanese dovette
essere, prima dell'eruzione del 79 d.C. e in parte anche dopo, a partire dal II
secolo d. C., tutto un susseguirsi di ville ed insediamenti costieri, tanto che
il geografo di età augustea, Strabone, poteva scrivere: " la costa da
Miseno a Sorrento ha l'aspetto di una sola città".
E' lecito ritenere che l'antica Oplontis sia stata un centro
residenziale,costituito da un susseguirsi di ville con una stazione itineraria
per il cambio dei cavalli, terme ed albergo per i viaggiatori, e luoghi di
ammasso e smercio dei prodotti agricoli che produceva la fertile terra
vesuviana.