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I
Romani dell’epoca imperiale
già conoscevano la
Solfatara. Strabone (66 a.C.
-24 d.C.) ne dà la più
antica testimonianza scritta
giunta fino a noi, nella sua
“Strabonis geographica”,
indicandola con il nome
“Forum Vulcani”, Dimora del
Dio Vulcano, ingresso per
gli Inferi. La Solfatara
apre ufficialmente alla
visita nell’anno 1900, pur
essendo sin da tempi remoti
meta di escursioni per i
noti fenomeni vulcanici, per
la cura delle acque sulfuree
e per le stufe calde; era
infatti compresa tra le
quaranta più famose terme
dei Campi Flegrei sin dal
Medioevo.
Non vi era viaggiatore del
‘700 e ‘800 che non
inserisse la Solfatara tra
le sue escursioni
nell’ambito del cosiddetto
“Grand Tour”, viaggio di
istruzione per i giovani
delle famiglie nobili
europee.
Intorno al 1900 è stato
organizzato all’interno
della Solfatara anche uno
stabilimento termale come
testimoniano sia un foglio
pubblicitario sia una stampa
illustrativa dell’epoca. In
questo “bagno termale” era
possibile curarsi con i
fanghi, data l’esistenza di
una fangaia naturale, e con
le acque sulfuree nonché
fare i bagni di vapore nelle
cosiddette stufe. Nella
Solfatara è stata operante
sino agli inizi del ‘900 un
attività estrattiva di
allume, zolfo e bianchetto,
attività che ebbe il suo
apice nel Medioevo. |